Cascata del Toce, il “Ponte”, genitori di tipo 1, 2 e 3

Ciao Papo,
che week end… ci vorrebbe una settimana di riposo per riprenderci dalle troppe emozioni forti… è cominciato col venerdì sera: io e Tiziana dovevamo finalmente dedicarci alle correzioni alle Lettere fatte da Arianna, in modo da averle pronte per presentarle al mondo dell’editoria, per postarle nel blog, per farle tradurre in inglese da Ida per la versione in inglese del blog, così che la tua storia Papo viaggiare più fluida in tutto questo mondo terreno. Con Tiziana ci siamo messi subito di buzzo buono ma poi la vita – quella vera che si vive da ‘ste parti, quella che ti trascina un po’ dove vuole lei – ha preso il sopravvento ed abbiamo chiacchierato, le bimbe hanno giocato, poi ci siamo messi tutti insieme a giocare a “Diario di una schiappa”: ti ricordi, Papo, le risate che ci facevamo a giocarci insieme noi quattro? Quattro, Papo, cazzo 4! È venuto Sergio qualche sera fa ed anche quella sera ho apparecchiato per uno in più. Faccio che non apparecchio più perché poi togliere un coperto è una delle cose più deludenti che ci sia da fare in questo momento. Faccio che arriva gente, ci sediamo e mettiamo i piatti, i tovaglioli e le posate in tavola. Non usiamo nemmeno più le tovagliette che mi avevate regalato per il mio compleanno del 2010, quelle con su tutte le nostre quattro mani. Che senso ha usarle senza di te? Ha senso? Non ha senso? È diventata tutta così la mia vita. Per me ha solo senso scriverti, cantarti, parlarti, guardare le tue foto ed i tuoi video. Per me ha solo senso vivere questa Lucida Follia. Scusa Papo, mi sono perso nei miei pensieri, torno alla serata di venerdì. È stata una bella serata fino a quando sono stati qui loro quattro, sono stato molto contento che abbiamo giocato con Angi che si è molto divertita! Papo è davvero molto intelligente Angi! Come te! Le altre due sono due scemette Totta e Isa, sono fortissime! Hanno un’intesa! Quando se ne sono andati sono scoppiato a piangere e ho dormito nel tuo letto Papo. È troppo solo quel letto, Papo, ci ho dormito anche sabato notte; Sveva è stata qui a dormire con Totta e sono state nel lettone con la mamma. Con le persone nella diretta della vita si parla di quello che ha avuto la febbre a 40, di chi si è rotto un braccio, la tua amica Silvia cadendo da quello skate elettrico con le due ruote orizzontali, povera. Di queste cose si parla, ma nella mia testa quando parlano penso: tu, mio figlio, sei morto perché ti scappava da cagare. Non hanno nessuna colpa, benedetta Leggerezza che portano a casa nostra! Benedette chiacchiere futili che fanno svagare! Ma com’è dura senza di te. La dici tu una sonora bestemmia al posto mio Papo? Com’è ingiusta ‘sta merda di vita. Ci sarà un motivo. È dura realizzarlo, ma ci sarà o sarà tutta una grande farsa? E se anche fosse una grande burla senza senso e seguito, tu Papo sei stato uno dei più grandi tra i burloni!
Ho realizzato una cosa in queste settimane. Senza di te Papo, ci sono tre stadi: 1 essere genitori di figli sani, 2 essere genitori di figli con seri problemi di salute, 3 essere genitori di figli morti. Il primo stadio vivi e non ti rendi conto quasi di un cazzo perché è tutto normale. Il secondo stadio vivi tra ansia e dubbi che ti fanno vivere con più attenzione e se pure nell’agitazione, vivi responsabilmente la tua fortuna di avere un percorso sensato nella vita, la cura del tuo figlio più fragile ed il tenere botta a tutto per l’altro figlio, se ne hai, e per la tua famiglia tutta. E dovresti ringraziare ogni Santo giorno per il dono che stai vivendo. A volte ti sembra una merda e ti senti un po’ giù e devi trovare il modo per ricaricarti perché richiede costantemente un impegno da atleta puntigliosissimo che non salta mai un allenamento e cura ossessivamente l’alimentazione; la cura di “un figlio un po’ così” e far conciliare tutto il resto ti danno e ti asciugano tutte le forze e le energie ma come ho sempre detto c’è da ringraziare e “Baciarsi il culo lussandosi il rachide!”. Poi un giorno normale, no cazzo! non è un giorno normale, è un giorno come tutti gli altri di cui chi non ha un figlio con una seria patologia non ne sa proprio un cazzo, ‘sto giorno tuo figlio muore. E – Papo bestemmia da capo tu per me oggi o abbraccia forte tutta la Luce che hai intorno – realizzi che la distanza tra lo stato 1 ed il 2, che a te sembrava abissale, è niente. L’abisso è tra 2 e 3. L’abisso è vedersi radere al suolo l’orizzonte, cadere in un buio profondo, non avere mete, traguardi, motivi perché la troppo generosa vita ti ha regalato alla morte. Venerdì notte è andata così…
Di sabato e di Nora e Jacopo Fo ti ho raccontato. Mi fa piace scriverti il saluto di Jacopo:
“Qualche compagno mi ha chiesto: perché mettete quella canzone “Stringimi forte i polsi dentro le mani tue”? Questa è una canzone che mio padre scrisse per mia madre, e lui ha chiesto proprio che fosse suonata questa canzone. Noi siamo comunisti e siamo atei, però mio padre non ha smesso di parlare con mia madre, non ha smesso di chiederle consiglio, per cui siamo anche un po’ animisti, perché non è credibile che uno muore veramente, dai. Si fa per dire, no? E sono sicuro che adesso sono lì, insieme. E tra i tanti messaggi che abbiamo ricevuto ce n’è uno che a me ha commosso, è di un padre di un amico, che ha perso il figlio piccolo da poco. Papo. E questo amico sta scrivendo ogni giorno una lettera, a questo bimbo. E ieri gli ha scritto una lettera raccontandogli chi era Dario Fo. E allora mi piace pensare che adesso mia mamma, mio papà, sono lì insieme a Papo e si fanno delle gran risate. Grazie compagni, grazie”.
Sabato pomeriggio con tutta la famiglia abbiamo ascoltato la registrazione di Sonia, il “Ponte” tra di qua e di là. Eri davvero tu, Papo, che ci parlavi? Eravamo tutti insieme, tutta la famiglia nella cameretta tua e di Totta, increduli, col naso storto a cercare di capire dov’era e se c’era il trucco, normale per noi persone che viviamo di cose tangibili. Comunque crediamo tutti alla buona fede di Sonia. Il suo comportamento è stato esemplare, senza chiedere soldi e “devozione”, solo uno slancio umano per dare conforto a questo dolore incolmabile. Siamo rimasti tutti rinfrancati dalle belle parole che abbiamo sentito. Sto metabolizzando, senza rincoglionirmi più di quanto già non sono, capirò se è una strada da percorrere anche questa.
Ieri c’eravamo da capo tutti: La Mamma, Totta, la Nonna, il Nonno, lo Zio Frenk, la Zia Antonton, Emma Sun, la Zia Ceche, Lo Zio Massi, Melo Moon, la Zia Palli, lo Zio Pallo, Sveva e Diego. C’erano pure Luna, Momo e Lumachina. C’eri tu Papo, cazzo se c’eri! Eri seduto di fianco a me nel sedile vuoto del passeggero, andavamo su, alla cascata del Toce, il luogo della tua anima, il posto che più ti affascinava tra i nostri mille viaggi in camper, dove dicevi che saresti andato a vivere da grande. Totta e i cuginetti nei sedili dietro guardavano “Big Hero 6”: ti ricordi che muore Tadashi, il fratello di Hero? Muore sempre qualcuno nei film Disney; siamo un film Disney, Papo, ma non uno di quelli tristi e drammatici che Totta non sopporta. Ci siamo fatti una mangiata di polenta e funghi, Papo. Quanti buoni funghi ti saresti mangiato! Una bella tavolata di gente che si vuole bene, nonostante dentro abbia un buco che è una voragine che divora. Menomale che ci sono le nuove vite di Emma, di Barnado, di Diego, di Totta e di Sveva da portare avanti che ci trascinano avanti. Poi, lo sai, eri lì con noi e ci hai visto camminare tutti insieme, ma tutti soli, sul tuo lago a Riale e ci hai visto spargere una ciocca dei tuoi capelli nel lago e ci hai visto piangere.
Ora Papo ho da tornare alle cose che si fanno di giorno per guadagnarsi la pagnotta. Senti ma ieri sera mi hai visto ribaltarmi in cameretta alla tua scrivania? Grazie al saluto di Jacopo Fo e al post di Saverio Tommasi (grazie Ida che me lo hai fatto vedere!) ho stretto amicizia in feisbuk con un sacco di nuovi amici che non conoscevo e leggono le lettere che ti scrivo. La curiosità mi fa andare l’occhio su una che ha la foto profilo che raffigura un quadro dell’ottocento. Ad un certo punto ‘sta foto si anima e diventa un mostro che grida. Minchia Papo il delirio! Sono stato troppo male, mi sono ribaltato, mi è uscito dalle interiora un urlo disumano. La bocca mi si è paralizzata aperta per qualche decina di secondi, non riuscivo a parlare. I brividi, il terrore addosso. La mamma, Totta e Luna erano appena andate a dormire e le ho spaventate, povere. Ovviamente la mamma mentre mi abbracciava mi cazziava; Totta no, solo baci; Luna era impietrita con la coda tra le gambe nel suo rifugio dietro la testata del lettone. Che scherzacci Papo! che risate stamattina a ripensare a ‘sto papà citrullo.

Ciao soldo di cacio, la tua Luce è così Grande che si vede nitida anche da quaggiù!
Papà

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