Ma a dire meglio Lettera 000

 

Ciao Papo,

nel nostro gioco a spasso per il tempo, in attesa che qualcuno ce la costruisca ‘sta benedetta macchina del tempo, tu il progetto lo avevi disegnato. Oggi ripescando dal lontano ottobre 2005 ti faccio leggere la primissima lettera che ti ho scritto e la primissima foto di quando eri un fagiolino. Da qui è nata la nostra storia, non eri ancora nato, non eri nemmeno un lontano progetto ma già c’eri ed eri tutto l’Amore e l’Amicizia che manco immaginavamo di poter conoscere.

Buona lettura Bellissimo ma se hai già sorpassato i limiti di tempo e spazio sai già tutto e allora vai tranquillo e continua a correre e divertirti!

Papà

 

17 ottobre 2005

 

Oooh, Mi fido di te… Cosa sei disposto a perdere!?

Così inizia la canzone del momento, del mio momento…

Ho sognato, stanotte ho sognato che partecipavo ad una gara di corsa, una strana gara di corsa nella quale mentre si correva si dovevano fare degli strani esercizi con le braccia e con le gambe e poi, solo poi, scattare per il rush finale. Il gruppo nel quale correvo mi diceva di stare tranquillo, di non esagerare, ma io ero agile e forte come una pantera, la mia potenza era disarmante, e mi sono staccato da loro per prendere il gruppo di testa. Sono scalzo, le falcate sono ampie e sciolte, solo che ogni volta che col piede destro tocco il terreno, il quarto dito si aggrovigliava sul terzo e io, mentre corro, lo sciolgo rimettendolo a posto. Vedo i primi della corsa sempre più vicini, poi all’improvviso non riesco più a correre, non mi succede niente, non sento né dolore né fastidio ma è come se corressi contro vento, un vento tremendamente forte. Nonostante il notevole rallentamento, non mi sorpassa nessuno; provo anche a correre all’indietro, poi a carponi e gattoni, mi danno di fatica e sudore ma vado sempre alla stessa andatura che è quella di una tranquilla camminata. Arriva una curva a gomito che mi nasconde quel che c’è dietro, è un parchetto, un campo da basket e dei ragazzini, tanti ragazzini e mi fermo scalzo lì, in mezzo a loro.

Sono sveglio. Nessuno decide, capita. Capita che l’amore sia più forte del pensiero.

Il dilemma nel fare le cose è sapere quando sia il momento di farle, e non credo sia il momento. Siamo al massimo dello sforzo per trasformare la nostra vita in quel che vogliamo fare per campare, abbiamo anche da poco trovato il posto dove proprio vogliamo abitare, non credo sia il momento perché il figlio è quel che so fare. Un figlio onesto ma cocciuto che non ha voglia d’ascoltare ma solo di fare, fare, fare. Quante cose ho da fare… Quante storie ho da raccontare… Quante questioni da spiegare… Sono pronto a perder tutto per dedicarmi ad un altro affare? Non so se sono disposto a perdermi, non so che faccia abbia la felicità, so che sono felice quando posso essere d’aiuto, so che sono felice quando posso creare, so che amandoci, dal piacere del corpo che si trasmette alla mente è nato qualcosa. Quel qualcosa è frutto di un Amore, quel qualcosa ha fatto talmente tanta fatica per arrivare dov’è arrivato che io posso decidere di interrompergli la corsa? La cosa che più mi fa soffrire, nella carriera d’apprendista comico scrittore è non essere ascoltato, è non poter partecipare a causa del silenzio altrui. Qualcosa mi sta chiamando e io, invece che ascoltarlo, invece che concedermi a lui, fuggo per quella che credo essere la mia strada, inventare personaggi divertenti e mescolar storie, ma chi l’ha detto che con lui non potrò più farlo? Chi l’ha detto che tutto questo non avrà finalmente un senso? Credo che abbiamo un debito con la vita, non posso che dargli la mancia, chi sarei se gli togliessi i pochi soldini che ha in mano? Siamo solo parte di un tutto, non siamo tutto. Per riuscire, forse, si tratta solo di abituarsi, come per la maratona, poca strada per volta fino a coprirla tutta… Io, che credo nella natura e nei metodi naturali, posso voltargli le spalle? Noi ogni volta che ci amiamo decidiamo d’amare solo noi stessi e non di cogliere un frutto. È così anche stavolta? Non sopporto la sciatteria, non sopporto il perder tempo inutilmente, non sopporto il vivere inutilmente, questo è ciò che temo, noi senza deciderlo decidemmo di stare assieme, ma noi due per crescere noi due, poi per caso, errore, sbaglio… Sono sicuro che potrà essere il miglior errore che si potesse fare nel nostro passaggio terreno ma ho bisogno che anche tu sia convinta che ce la faremo a migliorare di continuo, un’esistenza assente mi fa una paura fetente. Noi non siamo gente che si va e si compra, come Mendi (cane trovato per strada, ndr) aveva esigenza d’esser salvata, così anche Agato (il primo nomignolo di Jacopo, ndr) ha bisogno. Così come Mamma e Papà non avevano più vita, Roby ci s’aggrappava e Mendi la cercava, il piccolo Agato nella tempesta l’ha trovata perché noi gliel’abbiamo regalata.

Dico sì alla vita, dico no al petrolio, dico no a Maria De Filippi e a tutti i suoi amici. Dico sì a Jacopo Fo, a Stefano Benni, a Daniel Pennac e a Silvano Agosti. Dico sì alla passione, la voglia e il coraggio, dico no all’apparire, allo sgomitare e all’emergere costi quel che costi. Dico sì ai giovani e alla loro fantasia e alla loro spensierata tristezza, dico no alle loro mode omologanti. Dico sì alla felicità cercata con impegno, ma dico no all’impegno vano, dico sì all’impegno che rende felici, ma dico no ad essere felici perché ebeti. Dico fanculo a Trainspotting e a tutti quelli che si privano della gioia di creare, capaci solo di autodistruggersi, dico fanculo alla chiesa, una santa cattolica e apostolica, perché schiavizza e non libera. Dico sì all’uomo quando riesce ad esserlo, dico no all’uomo che si perde nelle storie altrui pur di non esserlo. Dico sì anche se dicono che sia meglio dir di no. Scelgo la strada e non la scorciatoia, perché la strada, se la senti o se ci pensi bene, se ancora di sentir non ti riesce, non può che essere una, quella che porta a provarti e conoscerti, non quella che porta a smarrirti. Dico che se ho un pezzo, anche solo un pezzo di me degno di vivere, non posso che regalargli luce.

La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare!

 

Benvenuto piccolo Agato, tra qualche mese avrai anche un bel nome!

Papà

 

 

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