La paura del sempre

 

Ciao Papo,
sei fermo, fisso, lasciato nello spazio immateriale ma denso tra cuore e cervello, sei nell’universo delle cose più belle e preziose che mi sono successe in ‘sta roba che si fa giorno dopo giorno e chiamiamo vita. Sei lì, a volte sei così intenso che arrivi quasi ai polpastrelli e alle labbra. Le altre robe belle ed emozioni forti le hai scalzate quasi tutte e ti sei incastrato nella vita anche dopo la morte.
Ieri la morte è tornata a trovarci, da molto vicino. Il papà di un caro amico, una vicenda umana davvero delicata. E s’è permessa ancora, se lo permette sempre ‘sta stronza, di mandarci all’aria giornata e interi pezzi di vita.
Come molti degli accadimenti da questa parte dell’Infinito, anche la morte ha le sue precise peculiarità se pure nel suo esito riesca ad essere così uniformante. Non si manifesta, non arriva e non fa cessare la vita allo stesso modo per tutti, a volte riesce persino ad avere la parvenza di qualcosa di giusto e di sollievo. Resta il dispiacere per un percorso che finisce e l’ineluttabile ed incontrovertibile verdetto del “Per sempre”.
“Sempre è una parola che fa paura per quanto futuro contiene”. Lo ha scritto un’autrice che si chiama Ketty D’Amico, in pochissime parole è riuscita a centrare e fermare un mondo di emozioni.
Maledetta morte che da questa parte dell’Infinito si arroga il diritto di essere “Per sempre” anche se è solo porta e passaggio verso un altrove.
Sei solo questo morte,
non sei che un episodio.
Tutt’intorno, prima e dopo, c’è vita.
Stanca, futile, strampalata, selvaggia,
sorridente, buffa, caparbia e insolente,
ma c’è vita.
Ha solo bisogno di sole ed acqua per ricordarsi d’essere viva.
Ha solo bisogno che si riesca a Credere che oltre,
dopo e ancora quella porta la vita è viva,
per sempre.

Papo, sta passando anche questa domenica, vai ancora a pescare?
Papà

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