L’unica lettera che avrei voluto scriverti

 

Ciao Papo,
pensa se quella mattina del 22 agosto 2016 allo stimolo della cacca fossi andato a farla nei bagni del campeggio e la nostra vita fosse proseguita così come speravamo e Credevamo tutti. Non ti avrei scritto una Lettera al giorno per quarant’anni. Non sarebbero state 14.500 Lettere ma una sola ed unica, datata 25 settembre 2063 o giù di lì. Una lettera abbastanza anonima perché tutto quel che ci dovevamo dire ce l’eravamo detto durante le nostre vite e tutto quel che dovevamo fare l’avevamo fatto insieme e poi tu da solo. Più o meno quella lettera avrebbe fatto così:

Ciao Jacopo e Carlotta,
sono pronto per andarmene. Sono vecchio. È il mio momento. 88 anni sono tanti mi bastano ed anzi avanzano. Ho voglia di riabbracciare la mamma se sarà possibile. Sono diventati grandi anche Leonardo, Margherita, Stefano, Sofia e Gaia. Carlotta non avevo dubbi che sarebbe diventata una brava mamma amorevole, i suoi tre ragazzi sono straordinari. Anche i tuoi Jacopo sono due ragazzi formidabili. Il fatto è che tu sei sempre stato un mattacchione, hai studiato e girato il mondo fino a quarant’anni e non ce l’aspettavamo più io e la mamma che “mettessi su famiglia” si diceva così ai miei tempi. Tu invece hai fatto tutto con calma, prendendoti i tuoi tempi, come è sempre stato nel tuo stile. Adesso sei un bel signore di 57 anni ti ricordi quando eri piccolino? Ti ricordi che ti chiamavamo Papo? Ti sei portato addosso quel soprannome per tutta l’infanzia, fino a quando non hai compiuto 18 anni ed abbiamo smesso di chiamarti Papo perché eri diventato grande, perché il Mostro era sconfitto o almeno avevano imparato a tenerlo a bada i medici, tu da sempre sapevi come conviverci e non faceva più paura nemmeno alla mamma e a me. E tu, Carlotta, ti ricordi che dicevi di chiamarti Totta? Dicevi: “Totta Potta (Pilotta) e Papo Potto”, al maschile giustamente. Che bei bambini siete stati, quante risate e quanti viaggi ci siamo fatti. Siete stati due bravi ragazzi, è stato emozionante per me e la mamma vedervi laureati. Avete scelto quello che più vi piaceva e siete diventati due bravi professionisti. Sono molto contento vi piaccia il vostro lavoro. Carlotta si sapeva fin da quando era piccola che sarebbe diventata una maestra, tu Jacopo eri preso da mille cose e chi se lo immaginava che avresti fatto quello che poi hai scelto.
Vi saluto cari ragazzi. Tu, Papo, dai un bacio ad Arianna, Stefano e Sofia. Tu, Totta, a Tommaso, Leonardo, Margherita e Gaia.

Vi voglio tanto bene e vi auguro tutto il meglio che la vita vi possa offrire!
Dite ai vostri ragazzi di credere nei loro sogni così che i sogni crederanno in loro!
Nonno Andrea

Doveva andare semplice e liscia così, Papo, come cantava Bob Marley: “Se esprimi un desiderio è perché vedi cadere una stella, se vedi cadere una stella è perché stai guardando il cielo, se guardi il cielo è perché credi ancora in qualcosa!”. Io Credo in Te Papo!
Papà

PS La foto è il Sogno che avevo per il 2016, da scrivere nella prima pagina dell’agenda.

14 novembre 2016

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