Dolore

 

 

Ciao Papo,
questa Canzone l’ho ascoltata migliaia di volte, soprattutto in tutte quelle notti insonni del primo anno con Te senza. In loop come un Mantra per portarmelo via di Dentro e via di Dosso quel bastardo, fottuto, maledetto dolore di merda che non è un cazzo di niente di fronte a Te, di fronte a me e al cospetto del Nostro Amore!

Ho conosciuto il dolore
(di persona, s’intende)
e lui mi ha conosciuto:
siamo amici da sempre,
io non l’ho mai perduto;
lui tanto meno,
che anzi si sente come finito
se, per un giorno solo,
non mi vede o non mi sente.
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo,
quando gli dò di gomito,
quando gli dico in faccia:
“Ma a chi vuoi far paura?”
Ho conosciuto il dolore:
ed era il figlio malato,
la ragazza perduta all’orizzonte,
il sogno strozzato,
l’indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita…
il brigante nell’angolo
nascosto vigliacco battuto tumore
Dio, che non c’era
e giurava di esserci, ah se giurava, di esserci… e non c’era
ho conosciuto il dolore
e l’ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tremare,
per farlo impallidire,
per farlo tornare all’angolo,
cosi pieno di botte,
cosi massacrato stordito imballato…
cosi sputtanato che al segnale del gong
saltò fuori dal ring e non si fece mai più
mai più vedere
Poi l’ho fermato in un bar,
che neanche lo conosceva la gente;
l’ho fermato per dirgli:
“Con me non puoi niente!”
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno
di essere condannato al suo mestiere
condannato al suo dolore;
l’ho guardato negli occhi,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti: respiri interrotti
ultime stelle di disperati amanti
-Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto –
insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere?
Per una volta ascoltami!! Ascoltami
… e non fiatare!
Hai fatto di tutto
per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un’ombra sottile sfiorente,
appena-appena toccante,
e non hai vie d’uscita
perché, nel cuore appreso,
in questo attendere
anche in un solo attimo,
l’emozione di amici che partono,
figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo
e tu, mio dolore,
non conti un cazzo di niente
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno
Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo… e tu non sei un cazzo di niente

Papo, questa non fa più piangere, questa fa venire quel nodo in gola di urlo strozzato. Questa tira fuori i pugni, le unghie e i denti contro quella merda di sudicio dolore di merda. Qui non mi dai del Ciuccellone, qui ti sento ronzare nelle orecchie che mi dici “Dai papiii!” come quando dicevo troppe parolacce ed ero troppo volgare e mi guardavi storto dall’Olimpo Bambino della Tua Saggezza Bambina!
Grazie Papo, Tu e solo Tu mi Salvi Sempre!
Ti Amo!
Papà

PS: Se qualcuno conosce Roberto Vecchioni e vuole fargli leggere questa Lettera e raccontargli chi è Papo Superhero lo faccia pure, anzi lo ringrazio! Anzi, lo inviti a Teatro a Milano il 19 marzo 2020 a vederci in Scena! Più siamo e meglio viene la Nostra Rivoluzione d’Amore!

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