La morte non è niente

Ciao Papo,
ma ieri hai tagliato l’erba e potato le siepi con i giardinieri? No, perché dopo mesi sono riapparsi il pupazzetto Pumba di Luna e la palla azzurra di Teddy, quella che calciavi forte su dalla rampa. Hai visto la reazione di Luna quando la palla è rotolata giù verso di lei? Sì è girata intorno tre o quattro volte come se la stessi carezzando, come se steste giocando! Poi ha fatto un giretto intorno a quel perimetro invisibile, come se ti stesse cercando, reazione da riflesso condizionato – cani di Pavlov docet, dicono la scienza e chi tira le somme. Io invece sono sicuro ti stesse cercando! O magari la stavi carezzando davvero!
Un paio di persone, le ringrazio, stanotte mi hanno segnalato questo post:

“La morte non è niente”.
La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
(Henry Scott Holland)

Papo, lo sa anche Luna, cazzo! E io invece a tratti sono così triste e faccio così tanta fatica a crederci…
Dopo quattro giorni a lavorare notte e giorno come un dannato al “File Totalone” di tutte le Lettere per presentarlo a Feltrinelli, finalmente stanotte sono passato ad un lavoro, sempre da diventare scemo, ma molto più divertente: ripescare tutte le battute tue e di Totta! Pensa, Papo, che ieri in cinque o sei persone mi hanno chiesto come fare a comprare “Mamma ho fatto la cacca dura come gli zoccoli di uno gnu!”. Ho risposto a tutti più o meno così: “La prima stampa è andata esaurita. Quando Feltrinelli si accorgerà di noi sarà nuovamente acquistabile!”.
Stanotte, Papo, mi sono imbattuto in queste:

Totta, 4 anni il 31 dicembre. Anche oggi a colazione un colpo di Genio dei suoi: abbiamo dei tazzoni su cui fare dei disegnini. Totta tutte le mattine, puntualmente, chiede le si disegni un cavallo. Io disegno come una cernia, il mio sgorbio di cavallo, basso e grasso, è stato riqualificato a volpe da Totta. Stamattina servo la colazione ai bimbi e Totta mi fa: “Papà mi disegni un cavallo? Ah, è vero che tu fai le volpi… Papá, mi disegni una volpe?”.

Pomeriggio del 1° gennaio, silenzio da ora del riposo nel far west, un botto secco fa tremare le finestre. Tu Papo: “Chi è morto?”.

Tu Papo: “Facciamo bim bum bam. Io sono pari!”. Totta: “Io sono bim bum!”.

In giardino a spazzar foglie. Totta arriva con un sacchettone di plastica in testa. Un pelo preoccupato dico: “Totta non si fa, si può morire soffocati!”. Tu Papo sconsolato chiosi: “Uffa, ma perché noi umani non possiamo mai vivere tranquilli!!?”.

lett-56

Eh Papo, perché…!!?
Oggi ti faccio salutare da questa tipa qua:

“Tutti ti scrivono, tutti ti dicono quanto sia grande il tuo papà, quanto ci stia provando e quanto arranchi, cada e si rialzi.
Jacopo, Papo ti chiama chi ti ha conosciuto e ti ha amato, io non sapevo chi eri, non ti ho amato, non ti ho accudito, non ho pregato un Dio a cui a non credo di salvarti, quindi per me sei Jacopo.
Per me sei un bambino, come tanti, come milioni che riempiono le corsie degli ospedali, come tanti che muoiono ogni giorno senza fare il clamore che hai fatto tu. Perché diciamolo il tuo “vuoto” sta facendo un casino pazzesco. Gente che scrive, gente che legge, gente che non si conosceva che parla, gente che non sapeva chi eri e che ora a distanza di km, lo sa. Gente che aspetta una lettera del tuo papà, che li fa sentire fortunati, che li accomuna perché soffrono come lui, che li spaventa.
Sono settimane che io e tuo padre che mi definisce “Stronzona misteriosa” scriviamo stronzate, ci diciamo quanto faccia schifo la morte. Che parola del cazzo. Che poi tu lo sai cos’è la morte? Te lo dico io cosa dice il dizionario “La cessazione delle funzioni vitali negli organismi viventi e nell’uomo”, e già da questo si capisce che è una boiata pazzesca e che non può esistere; perché Jacopo ci sono persone che hanno ancora le funzioni vitali e sono più morte di te e di Alfredo, mio papà.
Ma tu di Alfredo lo sai, tu di Alfredo sai tutto, perché se davvero non fa tutto schifo ieri sera siete stati insieme a uno spettacolo, di cui io e tuo papà abbiamo scritto, in cui tu facevi il “giullare” e in cui lui con chiodi e martelli avrà messo insieme il più bello dei palchi, in cui la scenografia erano Orione e Venere, in cui le luci erano le stelle, che era una raccolta fondi per la protesi di San Tommaso che a furia di voler toccare tutto con mano… se l’è bruciata sul sole; e gli spettatori erano tutti lì: Fo che tuo papà ama tanto, e che io non capivo; Freddy che avrà fatto un intermezzo musicale, ma la mette ancora la corona e il mantello? Si è ancora un egocentrico del cavolo. Pasolini, che tra le stelle ama chi cazzo vuole senza che nessuno gli rompa le palle; Totò che ti farà da spalla; Grace, ma va sempre in giro vestita da principessa? E Robin Williams, lui lo devi conoscere a me ricorda tanto il tuo papà, ti insegna a far piangere facendo ridere è una cosa da grandi maestri (anche se tu senza volerlo già lo fai) e William quello di Romeo e Giulietta? Sempre tragico vero, però ascoltalo quando meno te lo aspetti tira fuori “una perla di saggezza che resta per sempre”. Jacopo, ma c’era mia nonna? Se nel rinfresco c’erano le orecchiette allora c’era, altrimenti forse doveva fare il pane. Insomma eravate in tanti.
Io e tuo papà parliamo di questo, perché caro Jacopo da quando “voi” non ci siete più di qua, nessuno ancora te lo ha detto, o meglio il tuo papà lo ha fatto, te lo ha sussurrato di notte quando siete soli tu e lui, ma non lo dice ad alta voce… beh caro Jacopo: qui è una vera MERDA.
Sai, dopo di voi arriva la primavera, l’estate, l’autunno, il Natale ma cambia tutto. Cioè si, ci sono i fiori nuovi ma non hanno gli stessi petali e lo stesso profumo, l’estate è troppo lunga e fastidiosamente luminosa, l’autunno nella sua malinconia è di conforto, e il Natale di lui non parlo…. Ci aspettavamo noi tutti, tutti quelli che hanno qualcuno che non è più qui, che forse è di lì, o forse di là o chissà, beh ecco noi ci aspettavamo che le stelle sarebbero cadute, che il sole si sarebbe spento, che il vento avrebbe smesso di soffiare, che il mare si sarebbe asciugato, invece no: le stelle non sono cadute ma brillano di meno, il sole non scalda più come prima e il vento dà solo fastidio, il mare quelle no, quello Alfredo lo amava troppo, ed è lì per cullare voi.
Perché scriverti, caro Jacopo, se sembra che so già tutto? Solo per dirti che voi che siete l’universo, voi che siete fatti di nuvola, che ora siete di tutti i colori dell’alba, che siete la neve quando cade piano e ovatta tutto, che dovete aver un po’ di pena per noi, di non dimenticarci, di lasciare quei segni ogni tanto, quelli che solo i “Ciuccelloni” vedono: foglie a forma di cuore, profumi familiari, un fischio che ti fa girare, una carezza nel vento, perché siamo troppo stupidi per vivere di niente, noi abbiamo bisogno di fatti, siamo schifosamente umani, siamo come il tuo amico San Tommaso. Non siamo voi e il baratro ogni tanto si spalanca e queste cose ci salvano, ci risollevano l’anima. Lo so certo che avere certe pretese…. Ma per favore dai il sonno al tuo papà, il sorriso a tua sorella e alla tua misteriosa e riservatissima mamma…a lei lo sai tu, solo tu lo sai. Quindi visto che me la menano da settimane che sei un super eroe allora io ci credo ma, tu dimostramelo. Se poi mentre sfrecci tra fiori di vaniglia da impollinare, maree da far alzare e abbassare, macchie da disegnare sulle giraffe, criniere di leoni da districare se mentre fai tutte queste cose vedi Alfredo, lo riconosci dalla luce, beh allora digli che ha due nipoti che hanno occhi a nocciola, che hanno un buonissimo profumo, che smeriglio i mobili da giardino benissimo adesso, che cerco foglie a cuore ogni giorno, che mi volto ad ogni fischio, e che se c’è vento mi trova in terrazza. Digli questo e tu sarai anche il mio super eroe.

Ora torna a giocare. Ciao Jacopo”.

A stasera Bello Papozzietto mio, sì già… Mi ronzi sempre dentro tra l’orecchio, la testa e il petto… A dopo, che possiamo lavorare con calma alle nostre cose e prenderci il nostro tempo, ciao!
Papà

Sharing is caring!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *