Porcodio

 

Ciao Papo,

la lettera 17 per me è stata complicatissima da scrivere, era un pianto dietro l’altro. Ci ho impiegato una settimana, scrivendo una riga all’ora. Comunque sì, sei morto per una cagata. Oltre alla costatazione dei fatti del tuo papà, anche la scienza dice che sei morto per una cagata. Sei riuscito a farci uno scherzo tremendamente meglio riuscito di Jim Carrey in “Scemo e più scemo 2”, quando si finge paraplegico per vent’anni. Testone che non sei altro… cagavi nel bagno del bar del campeggio ed eravamo ancora qui, tutti insieme felici a divertirci insieme. Qui insieme a seguirti, Grande Capitano delle nostre vite. Qui insieme a tenere botta a tutto, a crescere piano piano, a divertirci, giorno per giorno, a sperare in nuove medicine e nuove tecnologie. Se ci fossi arrivato, a 14 anni, chissà cosa ci sarebbe stato pronto per il tuo cuoricino… e invece lo stimolo della cacca, sommato alla colazione appena mandata giù, più il leggero sforzo in bicicletta, hanno fatto salire il tuo battito a 150, il tuo cuore ha iniziato a svalvolare come un matto e stop. Fine. Game over. Ma non c’è “Insert coin” da questa parte dell’infinito. Per la mia salute mentale facciamo che ci mettiamo una pietra sopra. Certo, sarebbe successo altre migliaia di volte, ma sai quanto mi fa incazzare ‘sta cosa… quanto mi fa stare male la mia impotenza, l’impotenza dei cardiologi che ti hanno seguito con Amore e Perizia in questi anni; quanto mi fa incazzare l’impotenza dell’equipe medica di Trieste che ha fatto una prodezza dietro l’altra per mantenere in vita il tuo corpo. Tutti impotenti, tutti con la testa china, sottomessi a un disegno più grande, manifestatosi con una cagata. Hai sempre avuto uno sprezzante senso dell’umorismo, Papo, ma così mi sembra francamente esagerato!

Adesso, Papo, tappati le orecchie o, se lo hai lì vicino, dì a chi sai tu che il tuo papà gliene deve dire quattro – a proposito anche di là dall’infinito sono sempre il tuo papà? – Porcodio quella fottuta salita di merda!

Porcodio ma non potevo parcheggiare vicino alla piscina e risparmiarti la salitella anche se però c’era il sole?! Porcodio ma anche troppo sole tutto il giorno non ti faceva bene… ma Porcodio! Dio porco, gli altri lasciano i figli in giro per i fatti loro per campeggi, vacanze coi nonni, in colonia. Per noi no! Che Porcodio di prova era la nostra vita, sempre in ansia con gli occhi sgranati su di te, senza dare nell’occhio e fartelo pesare? Che Porcodio di prova è questa nuova vita da reinventarsi senza di te? Papo, ho concentrato tutti insieme i reclami al Capo Cantiere, se mai esistesse, perché non ne avevo ancora dette prima, solo una, e vedrò di non dirne dopo. Non mi risulta che i bestseller siano pieni zeppi di porconi ma potremmo aprire un filone… Sai che la fantasia nel dipingerlo nei modi più pittoreschi non mi manca. Purtroppo l’unica verità vera è che eri appeso a un filo, e di questo non siamo stati coscienti noi genitori e nemmeno i medici, perché pensavamo tutti che ICD in porta avrebbe parato tutto. Ma purtroppo non è andata come doveva, o forse è proprio andata come doveva andare. Dovevi andare a imparare a suonare la chitarra direttamente da Jimy Hendrix, dovevi fare le tue domande impossibili proprio a Newton e a Einstein senza intermediari. Chissà in che lingua vi parlate? Chissà se fai ridere e stupire tutti, anche di là? Chissà se diventerai grande, più alto del nonno, e se arriverai a schiacciare nel canestro? Dì a tutti che a papà basta sapere che stai bene e che ti diverti, e papà continua a sopportare tutto da questa parte dell’infinito. Tranne gli ignoranti e gli arroganti, perché papà ha deciso che non è più tempo di tenersi tutto dentro e se ci scappa un “Vaffanculo” o anche una scazzottata con i tamarri, ben venga. Dici che è meglio se faccio yoga, pugilato e corsa? È meglio se sfogo, veicolo e incanalo la rabbia in spazi protetti e delimitati? Dico che sei Saggio, Papo, ma ti dico anche che purtroppo gli stronzi capiscono solo il loro linguaggio e vanno trattati da stronzi, diversamente non hanno gli strumenti per comprendere. Sarebbe successo così anche a te, coi bulli alle medie, se mai ne avessi incontrati. Li avresti dovuti affrontare a muso duro, anche se eri un soldo di cacio, ma sicuramente con la tua intelligenza e la tua simpatia avresti trovato una soluzione più fantasiosa per prenderli per i fondelli e non farti rompere le palle.

Papo, questa lettera doveva essere indirizzata alle oltre duecento persone, Sante o Folli, che ogni giorno ci leggono, ma oggi avevo bisogno di tornare a parlare con te. Devo avviarmi verso un cammino di guarigione, che non vuole dire dimenticarti, ma riuscire, per quanto meglio possibile, a convivere con te anche adesso che sei dall’altra parte dell’infinito, e non vivere nel costante senso di perdita e sconfitta. Non si possono passare nottate intere piangendo, senza dormire da trentacinque giorni. Il solo non dormire mi ammazza. Mi faccio aiutare dagli amici a organizzarmi meglio per scriverti, per scrivere i libri, per scrivere il soggetto per un film, per montare i video, per incidere la canzone sul tuo testo “Il Rock nel sangue”, per cercare un editore del libro e per cercare un produttore del film, per non lasciarti. Per non dimenticarti, Papo. Per me sei l’unico lavoro e impiego possibile, Papo, ma qua c’è da vivere una vita e da portare a casa la pagnotta, non posso non dormire di notte, non ho più forze. L’entusiasmo non mi ha abbandonato nemmeno adesso, e farti conoscere a tutti quelli che ci sono da questa parte dello sbarramento cosmico è la mia Missione. Perché uno Figo come te, uno che ha seminato così tanta roba bella in così poco tempo, ha bisogno che qualcuno raccolga i tuoi germogli e li faccia diventare Fiori, Piante, Arcobaleni, Canzoni, Libri, Film, azioni di volontariato concrete e fattive. Ecco, Papo, io sono quello che lo farà.

Fortuna che di giorno c’è Totta che mi fa morire dal ridere! Ti racconto le ultime che ha combinato: eravamo in bicicletta, il manubrio cigola, la ruota anteriore sibila, Totta: “Papà, altri rumori…?! I pedali e la sella non scricchiolano?”. Rido, lei mi incalza: “Ah, è vero che la sella ha un difetto e ogni tanto scoreggia!”. Riferendosi ovviamente al rapporto di osmosi che io ho con l’ambiente. Qualche metro e mi scappa un ruttino, Totta: “Papà e questo che rumore era?! Deve essere sicuramente la catena!”. A momenti ci ribaltiamo dalla bici dal ridere!

Maestra Musa ci aggiorna sempre su come vede Totta a scuola, qualche giorno fa ci ha detto che ha parlato anche di te. Stavano chiacchierando e Totta le ha detto: “Una volta mio fratello mi ha tirato il freesby in faccia”. Musa: “E tu ti sei arrabbiata?”. Totta: “No, ci ha pensato papà!”. Ah, ah ah! Mannaggia a te che… ti ricordi i calci nel culo che ti avevo dato… Nel pensare a come riorganizzare la vita, con te a spasso per il cosmo, e noi qui sul pianeta terracqueo, chiedevo a Totta se le farebbe piacere andare a vivere al mare o in montagna, la sua risposta: “In montagna fa freddo. Al mare fa caldo. Qui abbiamo vicino i cuginetti, la scuola, i nonni, la piscina, il parco e Castellazzo. Ma scusa papà ma non ti accorgi che la nostra è la casa perfetta?!”.

Fortuna che ci sono gli amici! Mi portano a bere birra, a ricordare quanto eravamo minchioni, a scherzare e prenderci ancora per il culo! Domenica mi hanno portato a correre una tapasciata a Rho, va che bella foto Papo! Correre… Una faccenda controversa da quando ci sei stato tu che non potevi farlo… Per anni non ho nemmeno guardato i gol e le partite… Sicuramente è almeno servito a non omologarti, a far spaziare libera la tua Incredibile Fantasia!

 

Papo, anche oggi si è fatto giorno e c’è da andare a guadagnarsi un’altra notte…

Papà

 

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