“Grazie, grazie, grazie!” come ogni volta che Papo scampava il peggio, come ripetevo ogni giorno che Papo è stato qui con noi, purtroppo non lo dirò più.

Ho comunque un grande “Grazie” da porgere a tutti i presenti al saluto a Papo.

Non so quanti eravamo. Amici venuti da Taranto, da Bologna, da Parma, da Padova, amici che hanno anticipato il ritorno dalle vacanze. Chi diceva 300, chi 400, chi 500, chi 700, chi 800 e chi addirittura 1000. Sicuro è che per una volta organizzatori e questura convengono sul fatto che eravamo un fiume di gente in mezzo alla strada. Un corpo compatto che si muoveva in marcia verso la vita, nonostante avesse nel cuore la morte. Io davanti a tutti con le ceneri di Papo sotto braccio. La musica preferita di Papo a palla. Mi sono voltato più volte a guardare questo fiume di persone, amore e dolore in piena. Ho sentito più volte i brividi sulla schiena. Io Capitano dell’esercito dell’Amore che marciava compatto per Papo. Una roba che è triste e drammatica ma che nemmeno entrare a Wembley per giocare la finale di Champions, una roba che nemmeno essere al Dolby Theatre di Los Angeles per ricevere la statuetta dell’Oscar.

Ovviamente mai avrei voluto vivere una situazione simile e avrei preferito l’assoluto anonimato di Papo e anzi, per lui, che fosse un comune bambino, anche fessacchiotto, bruttino e cicciottello. Ma penso alle mamme di Jimmy Hendrix, James Dean, Jim Morrison, Janis Joplin, Amy Winehouse, consacrati a Miti assoluti dalla scomparsa prematura dei propri figli e al fatto che una ragione l’abbiano dovuta trovare. E la ragione che io ho per Papo è che era scritto dalla nascita nel suo prezioso e al contempo fottuto DNA che lui dovesse essere un Mito, un Fuoriclasse, semplicemente un “Bambino”.

Le preoccupazioni di Papo, nonostante vivesse con una bomba ad orologeria nel petto erano: i bulli alle medie, quanto avrebbe vissuto Luna (il suo amato cane) rispetto a lui, “Posso fare il bis?” al primo boccone di pasta, “Che film guardiamo stasera?” mentre guardava il cartone al pomeriggio. Questo ci conferma quanto fosse sereno e ci dà quel minimo di coraggio e fiducia che in questo momento serve come propellente atomico per andare avanti.

Grazie a tutti per avermi ringraziato per come si è svolto il saluto a Papo, con foto, musica, battute, libretti, baci, abbracci, sorrisi e lacrime ed è stato così come Papo ci ha insegnato: un infinito omaggio alla vita.

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